«La
prima volta che vidi Elio Gardi capii subito che era uno scrittore,
perché intorno a lui si respirava quest'aria da caffè letterario
fiorentino di inizio novecento, e non eravamo a Firenze, potevamo
essere a Parma, o a Brescia, non ricordo, doveva essere intorno alla
metà degli anni novanta, quindi Parma, penso. Ti conquistava con la
forma, più che con la sostanza di quello che diceva. Certamente poi
c'è tutto quell'insieme di elementi che fanno
il discorso, come l'intonazione e il volume della voce, la postura,
insomma è chiaro quello di cui parlo.
Immaginatevi
un uomo sgradevole nell'aspetto, dalla voce sgraziata e squillante.
Bene, uno così può fare solo lo scrittore, per far sì che le sue
parole conquistino la gente. Lui no: aveva un'impostazione quasi da
attore. Poteva dire un sacco di cazzate e avere comunque il suo
pubblico. Poi, intendiamoci, le diceva molto bene». Faccio una
pausa. Mi verso dell'acqua, un paio di persone si alzano per uscire a
fumare, qualcuno entra.
«Ci
reincontrammo anni dopo, e questo sono sicuro di non sbagliarmi
avveniva a Pavia, dove prendemmo l'abitudine di trovarci di tanto in
tanto al bancone di un locale, a fare chiacchiere. Lui aveva queste
strane teorie sui rapporti umani, tra uomini e donne in particolare.
Un giorno ricordo che era entrata una ragazza, una certa Veronica,
parecchio in ghingheri. Mi disse: “Guarda Veronica”. La osservai,
era strano vederla così curata, visto che di solito vestiva in modo
piuttosto sciatto. “Hai notato com'è elegante? Dev'essere stata
lasciata dal ragazzo, sarei pronto a scommetterci cinquantamila lire.
Ma non è questo il punto importante del discorso. Ciò che conta è
quello che avverrà tra poco.”
Ora,
va precisato che quello era un ambiente in cui almeno di vista ci si
conosceva un po' tutti, come spesso accade. “Da quanto tempo non la
vedi in giro?”, mi chiese.
“Saranno
quindici giorni”, risposi.
“Infatti”,
riprese “avrà attraversato la prima fase dopo la rottura di un
rapporto, quel periodo di misandria in cui una donna pensa: basta
io con gli uomini ho chiuso. Ora
quella fase è evidentemente finita, ma questo è del tutto normale
Claudio non fraintendermi non ci sto vedendo nulla di strano fin qui,
soltanto desidero che tu mi segua nel discorso fino al punto cruciale
ma ti ci voglio accompagnare seguendo un percorso preciso.» A quel
punto era entrata nel locale una coppia che entrambi conoscevamo
bene. Con lei, Maria Grazia, ero anche uscito per un breve periodo:
molto graziosa ma di un'aridità sconcertante. Lui, Marco, alto e
taciturno, sempre avvolto nei suoi lunghi cappotti scuri. Elio beveva
un qualche liquore americano, non ricordo cosa fosse, ne ordinò uno
per lui e un manhattan per me.
“Bene,
parlavamo di Veronica. La consideri una ragazza facile?”, mi
chiese.
“Non
mi dà quell'impressione, no”.
“Benissimo”,
si illuminò “non la è, infatti!”.
Per
qualche motivo, se la mia affermazione valeva come un parere, la sua
era un assunto inconfutabile.
“Allora,
a parte il carciofo – il ragazzo che l'aveva presumibilmente appena
lasciata, uno con uno strano porro vicino a un orecchio – con quali
ragazzi te la ricordi?” mi chiese.
“Beh,
allora, Angelo, il Savona, Ferro, Marcello, poi? Ah sì anche mi pare
con Ema, quello di Torino, anche se non era durata molto”,
conclusi.
“Perfetto,
e che cos'hanno in comune tutte queste persone? Te lo dico io: li
conosci tutti, anch'io li conosco tutti e tra di loro si conoscono
tutti. In pratica si perpetua un orrendo rimescolamento di coppie,
tale per cui bene o male le persone che conosci sono uscite quasi
tutte insieme, a turno. Tu sei riuscito a frequentare anche quella
decerebrata di Maria Grazia, per un po'!”
“Sì,
non me ne parlare.”
“Ecco,
adesso lei sta con Marco e si sono effettivamente trovati,
intendiamoci non escludo che possa accadere anche questo: lui è
silenzioso, quindi quando parla sembra che abbia qualcosa da dire,
che sia un ragazzo riflessivo. Invece è un idiota, per lei è
perfetto: l'altra metà della mela. Ma di solito le coppie si formano
per esclusione. Veronica, per esempio, adesso farà delle
valutazioni. Questo non mi piace, quello è brutto, quell'altro è
noioso. Questo qui è impegnato, peccato perché non mi dispiaceva.
La vedi, lì che parla con Annalisa, come ride e sembra divertirsi?
Non si sta divertendo per un cazzo, questa è la verità. Sta solo
mandando in giro segnali, sta dicendo ehi guardatemi sono
una ragazza divertente e positiva (e anche figa).
Figa lo dice con i vestiti perfetti e un taglio nuovo da centomila
lire e tre ore minimo oggi dal parrucchiere. Peccato che gioca in
un'arena piccola, dove sarà difficile trovare l'altra metà della
mela. Troverà quello che passa il convento, cioè uno a caso tra
quelli liberi e decenti, e si accontenterà, credendo di avere scelto
lei. È nel posto sbagliato nel momento sbagliato, oltretutto”.
Gli
domandai il perché.
“Chi
c'è in questo momento, qui, libero e attraente? Io. Sono il
'Veronico' di turno, anch'io mando segnali in giro mentre parlo con
te”, mi disse.
“Sono
indiscutibilmente un bel ragazzo, sono single e non c'è ancora stato
niente tra me e lei. Ora la raggiungerò e le dirò un paio di frasi
che la faranno sentire donna. Cederà, vedrai. Solo, se un giorno
viene a dirmi che si è innamorata, le spacco la faccia”.»
Mi
alzo, aggiusto il microfono gracchiante dandogli una botta. «Bene,
potete credermi, funzionò, e durò anche per qualche tempo. Poi Elio
decise di partire per l'Africa e Veronica si mise con il barista di
quello stesso locale, che si era appena lasciato con una delle
cameriere. Ma sto divagando. Il libro di Elio che vi sto presentando
si chiama Scusate ma andavo di fretta.
L'ha terminato il giorno prima di suicidarsi, non aveva un titolo. Al
posto dell'ultimo capitolo ha scritto questa frase.
“Qui
doveva esserci l'ultimo capitolo ma non c'è. Perché tutte le altre
cose che dovevo fare da queste parti le avevo finite, e andavo di
fretta.
Spero
che voi lettori mi perdonerete.
Vostro,
Elio
Gardi”»
da paura fabri,il libro di elio si può trovare da qualche parte,quale casa editrice lo ha pubblicato?
RispondiEliminaCiao Elisa! grazie, hehehe fu pubblicato da frati amanuensi, purtroppo tutte le copie vennero distrutte nell'incendio che devastò la biblioteca del monastero nel 1432...
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