«Oddio
cosa mi metto?»
Ginevra
inciampa in tre calze annodate tra loro per motivi persi nelle notti
precedenti, quasi cade ma riesce ad aggrapparsi all'armadio. I
cassetti non danno suggerimenti utili. Una gonna a fiori, no. Un paio
di guanti invernali, cosa ci fanno ancora qui? Una maglietta di Hello
Kittie, neanche a parlarne. Ci vuole qualcosa di sobrio, nello stesso
tempo però un po' elegante, chissà gli altri come si presenteranno!
Alla fine opta per un paio di pantaloni bianchi e una maglietta
anch'essa bianca con un motivo fresco estivo. Frenczappa, la gallina
di peluche con chitarra di peluche abitante del tetto della
scrivania, osserva «Sembri una gelataia. E sei pure ingrassata».
Ginevra le lancia una pallina da tennis mancandola di qualche
centimetro. Poi suona il telefono, è Francesca Romana. Francesca
Romana ha ventotto anni, viene da Tivoli, è infermiera e ha un
problema: è innamorata di Angelo. Angelo se la scopa una volta ogni
tanto, giusto quando non ha niente di meglio da fare, lei poi
telefona alle amiche perchè vuole sapere se hanno visto in giro
Angelo con quella troia di Firenze. Oppure se l'ultimo dialogo con
Angelo, recitato integralmente all'amica, è positivo o no. Dice
«Secondo me il fatto che abbia detto “preferisco una non-storia ma
intensa invece di una storia che poi degenera” è un buon segno,
no? Poteva dire che non voleva niente». Ginevra guarda Frenczappa,
lei fa il pollice verso. «Francè, secondo me stai proprio buttando
via il tempo. Oddio sono in ritardissimo!»
Ginevra
che saluta.
Ginevra
che corre alla stazione perde il treno poi forse ce n'è un altro ma
cazzo è un intercity costa un casino e ci mette uguale vabbè lo
prende poi la metro e la coincidenza adesso stai a vedere che c'è
sciopero lei mica ha guardato no e poi arriva trentasei minuti in
anticipo. Che due coglioni. Sigaretta. Appena accesa aprono, per la
legge della sigaretta mentre aspetti qualcosa. Sulla porta
dell'ascensore c'è un cartello con scritto “Attenzione! A causa
del terremoto, ai dipendenti della Metasintech spa è severamente
vietato l'uso dell'ascensore”. Qualcuno, sotto, ha scritto “i
consulenti invece sono sacrificabili”.
Ginevra
entra e si siede in una sala d'aspetto colorata, i candidati sono
quattro, in aumento costante. Sulle pareti ci sono poster ammiccanti,
giovani in ambienti di lavoro trasudano successo e felicità. Da una
stanza vicino si sente gridare la voce amplificata di una donna, che
sta gridando «E l'impiegata di questo mese è Virginia Ferrari!», e
un applauso scrosciante invade le orecchie del quartiere. Dopo un po'
si apre una porta e una mano le fa cenno di entrare. Ginevra accede a
una stanza dove due uomini e una donna stanno scherzando, la
accolgono con sorrisi come per invitarla a scherzare con loro. Uno
dei ragazzi è canadese e non parla bene italiano. L'altro dice
«Siediti, dai». Parla di ambienti internazionali, di un lavoro dove
si può andare all'estero e crescere. Chiede a Ginevra tre sue
qualità. «Mi lavo i denti, sono stata in nazionale juniores di sci
e se peschi una carta da questo mazzo te la indovino». Ma in
sostanza che lavoro è? La ragazza dice che dopo due settimane sei
già quadro, e dopo due mesi dirigente. Ma cosa si deve fare? Il
ragazzo spiega finalmente che l'azienda si occupa di pianificazione
strategica commerciale orientata alla fidelizzazione del cliente,
tenendo ben saldo il principio base di capillarizzazione
territoriale. Sì, ma in soldoni? Brian, il canadese, dice «Ti
faremo saperi stasera tra le sei e le novi se sei dei nostri». Le
parole per lui finiscono quasi tutte per i.
A
casa Frenczappa riferisce quanto accaduto nel pomeriggio. Due scatole
di tonno aperte da sabato si sono suicidate imbottendosi di tritolo
nel frigorifero. No, lei non ha pulito perchè era impegnata a
leggere un articolo sui Pacu, su internet. Sì, i pesci che mangiano
i coglioni ai bagnanti incauti o ai pescatori. Chissà perchè
specificano bagnanti o pescatori. Dipende se il pacu è a dieta o no,
probabilmente. E' intervenuta la scientifica, in frigorifero, per le
scatolette di tonno, hanno fatto i rilievi. No, non hanno messo i
nastri bianchi e rossi con scritto “non oltrepassare”, però
Frenczappa dice «io non toccherei niente, sono sempre prove».
Stupida gallina, hanno portato via la senape per interrogarla come
testimone.
Alle
otto e quattro telefona Brian. Ginevra è dei loro. Alle dieci e
ventisei Ginevra esce con Flaminia a bere qualcosa, vedono Angelo a
braccetto con quella di Firenze, lui fa finta di non vederle.
Flaminia si incazza, sussurra «Guarda che figlio di puttana».
Il
giorno dopo è il giorno di prova al lavoro. Paolina è ungherese,
alta e veloce, sfoglia un quaderno, chiede «Ci siamo tutti?» e fa
salire i quattro prescelti in macchina. Un ragazzo belloccio è stato
scelto di sicuro perchè ha parlato con Brian in inglese. Una rossa
per le tette, probabilmente. Un ragnetto sui vent'anni non si sa. Ma
per fare cosa? Paolina guida sicura per le strade della città,
intanto spiega. «Noi rinnoviamo i contratti, andiamo dai clienti per
offrire a loro un servizio unico: luce, gas, internet, acqua, se sono
convinti poi gli vendiamo un battipanni elettronico a prezzo di
favore». Minchia che bel lavoro, riflette Ginevra. Il ragnetto
raccoglie dal portabagagli un battipanni elettronico, dice «è
giallo. Mi scappa la pipì», e al primo semaforo si lancia fuori
dalla macchina scomparendo dalla vista. La prima vittima è una
pittrice napoletana alcolizzata sui cinquanta. Paolina riesce a
venderle anche una fornitura per due anni di confettura
all'albicocca. Tornando in macchina dice «Le marmellate le fa mia
cugina, l'azienda non c'entra niente, non ditelo a nessuno, vi prego
se mi denunciano mi rimandano in Ungheria». La seconda vittima è un
pensionato, tocca alla rossa, Paolina d'ora in avanti farà solo da
finta aiutante. Il pensionato appena sente il nome della ditta tira
fuori un coltello da campo e tenta di sgozzare la rossa, salvata da
Paolina con un'entrata in tackle a spezzare la tibia del vecchio.
Mentre si allontanano a gran velocità Ginevra lo sente lamentarsi
agonizzante sul pianerottolo. «Bastardi, possiate finire
all'inferno, sono tre anni che pago le bollette doppie, io vi
maledico per l'eternità». Non c'è più alcun dubbio: non è solo
un lavoro di merda, è pure una truffa. Ginevra lascia cadere una
lacrima sul sedile di velluto della macchina e si propone di bruciare
la sua laurea in lettere appena arriverà a casa. Per oggi basta
così, Paolina congeda tutti e dà appuntamento a domani. Forse non è
il caso di accettare. Forse sarebbe meglio prostituirsi, che
differenza c'è, poi? A casa la situazione è peggiorata, Ginevra
trova tutte le sue borse sparse sul pavimento invece che appese
all'attaccapanni. Frenczappa è sull'orlo di una crisi di nervi. Dice
«Il suicidio collettivo delle scatolette di tonno ha scatenato
reazioni a catena imprevedibili. Le bollette non pagate si sono
autodistribuite come materiale di propaganda sovversiva, ci sono
state manifestazioni di protesta in piazza, le borse sono crollate».
«Sì,
lo vedo. Forse dovrei pulire più spesso, qui dentro. E chiudere la
finestra prima dei temporali».
La
mattina Ginevra sta riscaldando il suo tè, preparando la borsa e
studiando un modo convincente di uscire da quella situazione
lavorativa umiliante, ma suona il telefono. Francesca Romana è in
modalità combattiva. «Dimmelo, che è un bastardo. Lo so che l'hai
visto in giro con quella troia.» «Francè, hai aperto gli occhi...»
«Sì, e ti dirò di più. Domenica è uscito con Valentina, quella
sarda che fa scienze motorie. Che poi potrebbe essere un bene, perchè
vuol dire che non è così preso dalla troia, no? Cioè magari è una
cosa passeggera» Ginevra chiude la porta tenendo il telefono tra
spalla e orecchio. Le cade nella pianta di basilico. Che culo. Dice
«E ti pareva. Francè, mol – la -lo! Lascia perdere!». Un caso
disperato. Anche Ginevra ha i suoi problemi, per carità. Per esempio
deve decidere se fare la truffatrice professionista per quindici euro
a truffa. Lordi. La rossa stranamente oggi non c'è, la nuova vittima
è un'estetista, se la becca il belloccio. Dopo un'estenuante
trattativa riesce a piazzarle il contratto per la luce e un
abbonamento a “Amo e lenza”, in cambio di una tessera premium per
trenta lampade a duecento euro. Il belloccio è assunto
immediatamente da Paolina in cambio della tessera. Tocca a Ginevra,
resta solo lei. Non vuole farlo, adesso glielo dice e fa come il
ragnetto, scappa. Dai Ginevra vattene finchè puoi. Poi scendono
dalla macchina e Ginevra ha ancora un'occasione per darsela a gambe.
E sono sull'ascensore, e Paolina sta dicendo «Tu sei l'immagine
vincente dei giovani, tu vali. Tu sai vendere se sai di valere»
Ginevra la odia, il suo profumo in ascensore le dà alla testa
assieme alle sue chiacchiere motivazionali del cazzo. Sul
pianerottolo cerca una via di fuga attraverso le scale, ma Paolina è
troppo veloce, ha già suonato il campanello, e si apre la porta.
Angelo? Questo è destino, Ginevra entra e si chiude la porta alle
spalle, lasciando Paolina sul pianerottolo. Angelo non si rende conto
di niente, Ginevra sfodera qualità da venditrice che non sapeva
manco esistessero, lo ipnotizza. Alla fine lui firma i contratti per
luce, gas, acqua, internet, compera un condizionatore, dieci
battipanni elettrici, una ford focus e adotta a distanza un
disoccupato belga di trentacinque anni. Francesca Romana è
vendicata. Quando vede i contratti, Paolina scoppia a piangere,
esclama «Maestra!» e si inginocchia davanti a Ginevra, la quale,
sprezzante, si allontana verso il tramonto, cioè verso casa che sta
a ovest rispetto a lì.
Frenczappa
la aspetta in preda al panico, la situazione è ulteriormente
degenerata. «Ginevra, siamo in piena guerra ormai. Gruppi di alianti
intercettori si sono sollevati bucando una confezione di pasta, i
dischi volanti hanno lasciato l'asciugapiatti per rifugiarsi in
orbita, e una banda di Utes guidati da Cane Giallo sono usciti da un
Tex in camera e hanno fatto lo scalpo alla vecchia del piano di
sotto.» E' in quel momento che si sente l'esplosione. Gli Utes di
Cane Giallo avrebbero dovuto spegnere il gas su cui cuoceva il
pollo, prima di fare lo scalpo alla vecchia.
Ginevra
apre gli occhi. Si trova all'ingresso di una specie di grande cavità
nel terreno, di cui non si vede quasi la fine. Il colore della terra
è rosso, e si vedono brulicare persone sanguinolente impegnate in
attività poco chiare. Alcuni sembrano spingere automobili blu lungo
una strada dalla forma circolare. All'ingresso, su un enorme
cartello, si legge “Il potere logora chi non ce l'ha”.
«Ma
dove cazzo sono?» si domanda. Dietro di lei tre centurioni romani la
invitano a incamminarsi con le lance puntate sulle sue chiappe. A una
scrivania siede un burocrate timbradocumenti. I documenti passano
attraverso un tubo dove li aspetta un lecchino. Il lecchino lecca i
documenti dove c'è il timbro fino a farlo sparire, poi li stende ad
asciugare. Quando sono asciutti li riconsegna al burocrate, che li
timbra di nuovo.
«Ma
dove sono, all'inferno?» chiede Ginevra.
«Esatto
signorina. Questo è l'inferno, girone degli Italiani, per la
precisione» E Bam, un altro timbro.
«Quindi
sono morta», riflette ad alta voce.
«Più
o meno sì, la vecchia che abita sotto casa sua ha avuto un infarto
mentre cucinava, poi si è spenta la fiamma e il gas ha fatto bang»
Bam.
(timbro)
«Non
è qui? Avrei due paroline da dirle»
«No,
signorina. Era di San Marino, quindi non ha ottenuto il pass per il
girone degli italiani. Naturalmente», dice il burocrate sorridendo
con l'aria di chi si compiace di conoscere i regolamenti. Bam! Bam!
L'intensità dei timbri aumenta in modo proporzionale al grado di
burocrazia che si respira nell'aria.
«Ma
io non merito l'inferno, al massimo potevo andare nel girone dei
tossici», si lamenta Ginevra. Bam!
«Lei
ha venduto l'anima al falso commercio, alla truffa consapevole. Non
siamo qui per discutere di questo, comunque. Se vuole può sporgere
reclamo compilando i moduli 3, 45/bis e 134. Ora, riguardo la sua
morte, c'è una postilla che riguarda appunto la sua pena del
contrappasso. Lei deve tornare sulla terra, e crescere tre figli in
Italia, mantenerli lavorando»
«Ma
non ha senso!» protesta Ginevra.
«E
secondo lei ha senso timbrare fogli per l'eternità con quel cazzo di
lecchino che cancella i timbri appena li faccio?».
Ginevra
si sveglia di nuovo in casa, c'è qualche pezzo di muro crollato,
Frenczappa dice «Maledetta vecchia, l'esplosione mi ha cappottato e
ora sono a testa in giù. Mi rimetti a posto per favore?»
Ginevra
ha nausea. Sarà colpa dell'esplosione, pensa. Ma le sue cose non dovevano
venirle la settimana scorsa?