Le
quattro e diciotto del mattino. Dormo, o meglio cerco di dormire.
Dormivo. Forse ci sono riuscito per cinque minuti, la luce della luna
che filtra dalle finestre non è cambiata dall'ultima volta che ho
aperto gli occhi. Illumina ancora quel poster di Shark 3D appeso alla
parete. Ma come cazzo si fa ad appendere un poster di Shark 3D in
camera? Domande, sempre domande nella vita, risposte poche. C'è Mike
Bongiorno che mi chiede: «Signor Zini, qual è l'ingrediente
principale del tabuleh? Ha trenta secondi, e secondo me zero
speranze. Si ricordi che in palio ci sono duecentodieci milioni, e
quella biondina di scienze politiche».
«Scusi,
signor Mike, quella che è sempre in biblioteca con quel tizio
sfigatissimo che ha sempre la maglietta con scritto FIAT?»
«Signor
Zini, per favore si concentri, il tempo passa»
Click,
clock, click, clock, un ticchettio insopportabile. Ma che minchia è
il tabuleh?
«Voglio
l'aiuto da casa», dico, aggrappandomi ai quiz moderni.
«Signor
Zini, siamo a Superflash e Gerry Scotti ha ventisei anni. Non dica
idiozie, per favore»
Click.
Clock.
Poi
mi ricordo che negli anni ottanta i trucchi ai quiz erano più
infantili di oggi, mi guardo intorno, bingo! Un bigliettino. C'è
scritto Burghul, dev'essere il nome di un gruppo metal scandinavo.
Boh, io ci provo. Click clock click. Grido «Buurghuuulll!»
Mi
arriva un cuscino in faccia. «Ma cristo Zini ma sei scemo? Domani ho
pure un esame cazzo, ma perché non vai a dormire nella vasca da
bagno!»
E
questo chi cazzo è? Mi riprendo, l'orologio da parete dell'ikea
continua con il suo insopportabile click clock click. Le lenzuola e
le coperte sono cadute dal mio orribile letto microscopico. Il
lanciatore di cuscini non è Mike, è Agostino, il mio compagno di
stanza. Mi manda a farmi fottere ancora un paio di volte, bestemmia e
si gira dall'altra parte per dormire. Non è colpa mia se l'unica
stanza libera quando sono arrivato era una doppia. Non sono un
concorrente di quiz milionari, sono solo uno studente. Anzi, uno
studente
FUORI SEDE
Siamo
in quattro, in casa. Quando mi sveglio sono usciti tutti tranne
Tiziana, la incontro in cucina. È in piedi con in mano una tazza di
caffè, indossa un pigiama con disegnate delle foche. Seduta al
tavolo davanti a un computer portatile c'è una sua amica. Tiziana mi
chiede se voglio del caffè, l'amica non si volta nemmeno per
presentarsi, sembra infastidita dal mio arrivo, come se le avessi
tolto l'attenzione del pubblico. «Pam, chiedilo a lui, che ci
capisce di computer», dice. Ecco, ci siamo. Mi preparo
psicologicamente. Pam mi guarda come se fossi un alieno. Forse perché
indosso solo dei boxer e una maglietta con scritto “Fanculo a
tutti”, macchiata di pomodoro. Complessivamente non devo avere un
bell'aspetto. Vabbè, cazzi suoi, penso.
«Ecco,
c'era questo appello su facebook. Tu sarai uno di quelli a cui di
queste cose non gliene frega niente, penso. Bè, comunque non ti sto
chiedendo di essere d'accordo con me, ti dimostro che è vero. Leggi,
và»
Simpatica
come una gastroscopia. Leggo, và.
Pam
Pimpa ha condiviso un link
AIUTATECI
A SALVARE JULIAN!
Julian
è un bambino di soli due anni del Nebraska. È nato con una
malformazione congenita, infatti ha il pene al posto del pollice
della mano sinistra e il pollice in mezzo alle gambe. Questo crea
delle conseguenze a livello interno perché ogni volta che si succhia
il dito si piscia in bocca. L'associazione per la lotta contro le
malattie genetiche offre un centesimo di euro per ogni condivisione
di questo messaggio. Non essere indifferente, fai in modo che Julian
torni a sorridere. Servono dodici milioni di condivisioni per
raggiungere i fondi necessari per l'operazione! Invia questo
messaggio a tutti quelli che conosci. Certe persone cercano di
impedirci di salvarlo usando ogni mezzo, tu combatti insieme a noi
per il piccolo Julian!
«È
una cosa commovente», commento. «Ma il problema qual è?»
Pam,
lentamente, fa scorrere la sua pagina di facebook verso l'alto. Il
suo post successivo è:
Pam
Pimpa
Sono
una troia succhiacazzi e mi piacciono spalmati con la maionese.
Dio
mio. Mi guarda furibonda. Dice «Vedi? Lo hanno pure scritto
sull'appello che certe persone stanno facendo di tutto per impedirci
di salvare Julian. Questo insulto è un atto di terrorismo
psicologico, sono entrati nel mio computer magari dall'America. Tu
non lo sai, ma queste campagne sono importanti a livello
internazionale»
E
come no. Chiedo «ma perché non lo cancelli?»
Lei
mi dice «La gente deve sapere»
Mi
viene un dubbio, cerco di chiarire. «Deve sapere che stanno
complottando contro di voi o che ti piace la maion...» Interviene
Tiziana.
«Alex!»
Bene,
mi sono divertito abbastanza. Domando se vive da sola. No, ha quattro
coinquilini. Le chiedo se ha un gatto e come si chiama.
«Si
chiama Justin, ma che c'entra?»
«E
Justin è anche la tua password del computer, giusto?» Tiro un po' a
indovinare ma Pam è un tale concentrato di prevedibilità e mancanza
di ragionamento che sono fortunato.
«Sì,
come fai a sap...»
La
interrompo. «Forse, ma dico forse, a qualcuno che abita con te non
sei molto simpatica. Perché non provi a cambiare la password? Magari
la parola maionese seguita dal numero di caz...» Tiziana mi spinge
fuori dalla cucina e mi ritiro in camera soddisfatto.
Due
giorni dopo incontro Tiziana in università. Cammina da sola
accarezzando rami e fiori di magnolie che invadono il porticato del
cortile. Mi vede e sorride.
«Simpatica
la tua amica», le dico.
«Alex,
ci ho scopato, mica me la sposo. Comunque hai ragione è
insopportabile. Infatti l'ho accannata subito. Ah, senti mi devi
aiutare con Giovanni, non ce la faccio più»
«Ci
prova ancora?»
«Ma
non ne hai idea! Mi sta addosso in continuazione. E non si rende
conto proprio. Sarà abituato ad averle tutte, è pure un bel
pischello, ci sa fare, ok, ma a me il cazzo proprio non piace. Non so
come farglielo capire»
Giovanni
è il quarto coinquilino, quello dell'altra stanza singola oltre a
quella di Tiziana. Gode della mia ammirazione totale perché ha
superato la tragedia del povero Oreste. Per capire cos'è la tragedia
del povero Oreste bisogna sapere che il nostro padrone di casa è un
vero stronzo, un individuo ripugnante a cui la sorte ha dato in dote
due case di proprietà al centro di Milano che lui affitta a poveri
studenti fuori sede, vivendo come un parassita da una zia novantenne
completamente rincoglionita che lui, per non farsi mancare niente,
alleggerisce anche di mezza pensione facendo impressionanti creste
sulla spesa.
A
giugno se ne era andato dall'appartamento Mirko, un ingegnere di
Benevento che aveva trovato lavoro in Francia. Subito era scattata la
lotta tra me e Agostino per accaparrarsi la stanza singola.
«Io
sono arrivato qui prima»
«Io
ho comperato l'armadio pagandolo praticamente da solo»
«Cazzo
vuol dire, io ho fatto riparare il televisore gratis che se era per
voi l'avevamo già cambiato, e allora?»
A
quel punto era intervenuta Tiziana. «Regà, e basta, decido io. Ve
la giocate a birra e salsiccia, come in quel film con Bud Spencer e
Terence Hill»
Tutti
e due eravamo d'accordo. Avevamo programmato un evento con i fiocchi,
previsto per la notte del solstizio d'estate. Gli amici della Gufa
Productions avrebbero ripreso tutto con le telecamere e avrebbero in
seguito realizzato un documentario sull'avvenimento. Agostino aveva
insistito perché venisse invitato anche un mangiafuoco, io avevo
autorizzato tutto tranne l'incantatore di serpenti. Mi fanno passare
l'appetito, i serpenti.
Insomma,
il giorno prima si era presentato il padrone di casa dicendo che la
singola la avrebbe affittata lui a una persona di fiducia, anzi,
aveva detto proprio così, «Ho numerosi candidati, gente seria,
educata. Cercate di dare una pulita, evitate almeno di presentarvi
subito per quelli che siete».
Era
una dichiarazione di guerra. A quel punto l'unica arma a nostra
disposizione per mettere in fuga i suoi candidati seri ed educati era
“Il
povero Oreste” - tragedia in due atti
Alex
Zini è Alex.
Agostino
De Nardi è Ago.
Tiziana
Micheli è Tiziana.
Il
candidato inquilino è Righetti il candidato. (a ogni
rappresentazione il candidato cambia)
Atto
primo.
Drin.
Suona il campanello.
(Ago
apre la porta, entra il candidato)
«Piacere,
Agostino»
«Righetti»
«Venga,
si accomodi. Vuole un caffè?»
Candidato
(sedendosi al tavolo in cucina) «Gradisco molto, grazie. Fa un
caldo!»
Ago
«Eh sì. Dicono che sarà l'estate più calda degli ultimi anni»
Da
una stanza vicina si sente suonare della musica. (Va bene qualsiasi
cosa purché di un gruppo il cui cantante si sia suicidato)
Ago
«ah» (sospira) «Venga, le mostro la casa»
Candidato
«Grazie»
Giungono
in bagno.
Ago
«Questo è il bagno»
Candidato
«Bello, spazioso. Ma il signor (omissis – il cognome del padrone
di casa) disse che ci sono altri inquilini»
Ago
«Sì, come ha visto però non sono in bagno»
(Tornano
in cucina, dove arriva Alex)
Ago
«Ciao Alex, lui è il candidato Righetti»
Alex
(Si stringono la mano) «Lieto di conoscerla. Ago, mi versi un
caffè?».
Candidato
«Righetti»
Ago
«Zucchero?»
Alex
«Grazie, m'impingua. Stasera ho un ballo»
Atto
secondo
Ago
«Ma quindi bando alle ciancie, mostriamo al candidato la sua nuova
stanza, la stanza del povero Oreste»
Candidato
«Il povero Oreste?»
Alex
«Già. Povero Oreste!»
(Raggiungono
la stanza)
Ago
«Terribile. Che disgrazia»
Alex
(indicando un angolo della stanza) «Proprio là!»
Ago
«Già, proprio là»
Candidato
«Dove?»
Alex
«Là»
(Osservano
in silenzio per qualche secondo l'angolo indicato da Alex)
Alex
«Ago, non noti anche tu una certa somiglianza tra il candidato
Righetti e il povero Oreste?»
Ago
«Non volevo dirlo, ma è impressionante»
Candidato
«Non direte sul serio, spero»
(Arriva
Tiziana, di colpo impallidisce fissando il candidato)
Ago
(la guarda, poi indica il candidato Righetti) «Gli assomiglia,
vero?»
Tiziana
«Aaaaahhhh» (strilla, e scappa. Torna con una foto, piangendo)
«Era
lui, lo guardi»
Il
candidato Righetti nota qualche somiglianza con la foto (scelta da
Tiziana, dopo averlo visto, tra un mucchio di un centinaio di
ritratti precedentemente incorniciati, rappresentanti la più vasta
varietà di fenotipi possibili, compreso un maori e una foto di Pippo
Baudo da giovane).
«Curiosa
somiglianza devo ammettere»
Ago
«Povero Oreste»
Candidato
(ora visibilmente preoccupato)«Ma cosa gli accadde?»
Alex
«Una disgrazia»
Tiziana,
singhiozzando «Pro- proprio là»
Ago
«Sì, proprio là»
Alex
(si avvicina con un maglione di lana odoroso di naftalina) «Candidato
Righetti, le andrebbe di provare a indossarlo? Era il suo»
Ago
«Sì, era il suo preferito»
Alex
«Avanti, lo provi»
Il
candidato Righetti scappa dalla casa correndo.
Festeggiamenti
finali.
La
tragedia del povero Oreste aveva funzionato alla perfezione con i
primi sette candidati, poi era arrivato Giovanni che non era
scappato. Aveva indossato il maglione ridendo e aveva detto «Aò
regà, siete dei gran paraculi. Posso tenerlo, il maglione? Tanto al
povero Oreste non gli serve più, no?»
Addio
gara di birra e salsiccia.
Osservo
Tiziana, graziosa nonostante i suoi tentativi di castigare la
femminilità in abiti da ragazzo. Vorrei guadagnare tempo, distrarla
dall'idea di liberarsi di Giovanni, sono convinto che le passerà. E
che in fondo si diverte, anche se non lo vuole ammettere.
A un
tratto arriva la biondina, quella del quiz di Mike Bongiorno. È
impegnata a discutere con il solito tizio con la maglietta FIAT. Lui
si volta e corre verso Tiziana salutandola con affetto. Non sapevo si
conoscessero.
«E
lei è Flaminia, mia sorella»
Sua
sorella. Cazzo! Non ci avevo pensato.
E io
resto lì a guardare, non del tutto consapevole di aver capito bene
se in questo mondo a volte le impressioni sbagliate sono tali solo
quando poi la realtà è anche peggiore della fantasia oppure, come
sembra questa volta, no. E lei saluta Tiziana quasi per forza e poi è
lì davanti a me che mi parla e gesticola e mi racconta cose mentre
Tiziana e il fratello hanno già finito di comunicare da tempo e lui
sposta il peso da un piede all'altro ma lei, la biondina, non se ne
va, no. Resta lì e mi dice che sono quello che suona nei Radical
Sick e che le piacerebbe venire a sentire le prove almeno una volta e
questo è il suo numero di telefono, ci terrebbe tantissimo, oppure
anche solo una sera a bere qualcosa. Li salutiamo. Mi viene un
dubbio.
«Tiziana,
tu che sai sempre tutto»
«Eh»
«Con
cosa si prepara il tabuleh?»
«Con
il burghul»
Lo
sapevo. Ho vinto, adesso mi mancano solo i duecentodieci milioni. Ma
non è che Mike me li vorrà dare in lire?